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Nella prestigiosa sede del Cnel un panel di altissimo profilo si è confrontato su inclusività, tutela dell’ambiente e delle biodiversità e formazione legate allo sviluppo del mondo del cavallo

È stata una mattinata di grande visione e valenza progettuale quella svoltasi giovedì al Cnel, attivata dai panelist della Conferenza nazionale programmatica della mobilità e del turismo con il cavallo. L’incontro, tappa romana del progetto Horse Green Experience Tour 2024, è nato dalla collaborazione tra Asi – Associazioni sportive e sociali italiane e la rete di imprese Final Furlong, la cui mission verte sullo sviluppo etico, culturale ma anche economico del mondo del cavallo.

Nel suo intervento, il presidente del Cnel Renato Brunetta, ha posto l’accento sulle “transizioni energetica, digitale e demografica in atto nel nostro Paese, in Europa e nel mondo che stanno sconvolgendo le nostre società. Di fronte a questi cambiamenti, il turismo, la mobilità, il cavallo rappresentano la dimensione della coesione, del tenere insieme il territorio, l’ambiente e la cultura del tempo libero. La mobilità, lo spostarsi legato a questi valori con il cavallo, è un pezzo della storia e del progresso. Con le transizioni in atto, avere culture forti e storicamente radicate, dà tranquillità e sicurezza. Qui rappresentiamo la Casa dei Corpi Intermedi, la società civile e il volontariato, con i quali i vostri valori hanno molto a che fare. Senza dimenticare che sono un economista e colgo la valenza del settore”.

“Il turismo equestre – ha affermato il senatore Claudio Barbaro, sottosegretario Mase – è un ottimo strumento in termini di tutela ambientale e siamo convinti che una forte sinergia possa aiutarci a penetrare nella maniera più profonda possibile nelle coscienze dei cittadini. Oltre al riferimento nelle linee guida dei criteri ambientali minimi, stiamo cercando di fare nostri dei percorsi di educazione ambientale che andranno, io spero, a incidere su tutti i processi di comunicazione del ministero. Mi fa piacere avere qui gli amici di Natura a Cavallo, con i quali Federparchi ha assicurato una convenzione a Verona in mia presenza, perché testimonia l’importanza dei nostri ambienti nel turismo equestre”.

“Il turismo equestre – ha spiegato Emilio Minunzio, consigliere Cnel e vicepresidente Asi Nazionale, che ha anche ricordato il progetto, all’interno della colonia penale di Is Arenas, che ha riguardato alcuni detenuti formati come guide equestri ambientali, maniscalchi, artieri e altre professioni attinenti il cavallo – rientra a pieno titolo nel programma di questa consiliatura e siamo testimoni di come in questa fase di governo vi sia un’attenzione, mai vista maniera così concreta in passato, al mondo del cavallo. Vuol dire che c’è una forte volontà di rilancio e un soggetto come il Cnel non poteva non mettersi a disposizione. Sappiamo bene, inoltre, come anche le tematiche del terzo settore siano tutte coinvolte. Per lo sviluppo del turismo equestre oggi gli ingredienti ci sono tutti, il momento è favorevole e Final Furlong è un partner ideale. È un comparto che ha bisogno di essere messo a sistema e oggi abbiamo una cassetta degli attrezzi che può offrire il sostegno necessario”.

“Quando parliamo di economia – ha detto Vincenzo Falabella, consigliere Cnel e presidente Fish – non possiamo non tenere presente il grande volano del turismo, anche equestre, per il nostro Paese. Ma il cavallo è anche inclusivo per le tante persone con disabilità, che attraverso il rapporto con l’animale raggiungono dignità e varie opportunità. Siamo passati dal cavallo come strumento terapeutico a elemento di inclusione sociale da parte delle persone con disabilità, che possono essere, all’interno di un contesto ben definito, incluse e non escluse. Una volta era impensabile che un’organizzazione come quella da me rappresentata potesse essere all’interno di un contesto dove si parli di turismo equestre. Ecco, il cavallo all’interno di un processo di inclusione mette in evidenza un fattore fondamentale, quello della garanzia della dignità del cittadino. Credo questa sinergia sempre maggiore tra chi oggi rappresenta il mondo della disabilità e chi rappresenta il mondo equestre possa essere quel matching indispensabile per creare sempre più opportunità e dare garanzia e riconoscimento di quei diritti che spesso vengono negati”.

“Approccio sinergico e visione strategica a 360 gradi sono gli elementi centrali per dare impulso alla valorizzazione del cavallo – ha dichiarato Remo Chiodi, direttore generale per l’Ippica al Masaf, che ha portato alla platea anche i saluti del sottosegretario Masaf senatore Patrizio La Pietra, impossibilitato a essere presente per una concomitanza di impegni istituzionali -. È nostro obiettivo invertire il trend negativo lavorando su una nuova immagine. Bisogna pensare alle tradizioni, alla storia, alla passione. Ci vogliono una governance e proposte in linea con le aspettative del grande pubblico. Centrale è il tema di benessere animale, tanto che presenteremo a breve il nostro progetto dedicato ai cavalli da corsa a fine carriera. Chiaramente bisogna lavorare con convinzione anche sul tema della sostenibilità economico-finanziaria. Queste sono le sfide del momento, ma c’è voglia e impegno nel rilanciare questo settore”.

“Ventiquattro parchi nazionali, 135 regionali, 32 aree marine protette. Abbiamo la fortuna di occuparci del bello del nostro Paese – ha affermato Luca Santini, presidente Federparchi -. Il 21% del nostro territorio è protetto ed entro il 2030, secondo gli impegni che abbiamo preso con l’Europa, dobbiamo arrivare al 30% sia a terra sia a mare. Il cavallo è un essere senziente e autonomo nel procedere su un tracciato; così, chi entra dentro un’area protetta in sella può dedicarsi a gustare appieno tutte le bellezze che lo circondano. Il cavallo ha però bisogno di infrastrutture, di stazioni di posta dove potersi fermare, che devono essere pensate e realizzate in tempi veloci. Sono convinto che un lavoro sinergico possa portare a una nuova economia per i territori del nostro Paese”.

Per Mauro Ferrari, presidente Natura a Cavallo, “abbiamo un compagno di viaggio che sa dove mettere i piedi. La nostra associazione è nata 36 anni con scopo di valorizzare e promuovere cultura, gastronomia e ambiente tramite il cavallo e abbiamo sempre fatto del dialogo con le amministrazioni il nostro punto di forza, perché sentirsi accolti è diverso che semplicemente entrare in un territorio. Non abbiamo bisogno di ippovie ma il mio appello è creare non piste ciclabili, vietate ai cavalli, ma vie verdi per tutti i mezzi non motorizzati. Il cavallo è inclusivo e può convivere assieme alle altre mobilità slow. Un altro aspetto è il mercato, perché c’è carenza di cavalli per il turismo equestre e gli stranieri vengono a comprare le nostre razze autoctone. È una riflessione allevatoriale che va fatta”.

“Il nostro percorso ha l’obiettivo di raggiungere Piazza San Pietro il 14 maggio 2025 con l’Equiraduno al quale stiamo lavorando con Final Furlong – ha spiegato Samanta Tata, Opera Romana Pellegrinaggi -. Il tema Pellegrini di Speranza invita a un mondo migliore e che cosa c’è di più inclusivo e solidale di un’attività che vede il cavallo al centro? Questa è la ragione per cui Orp ha voluto sposare un progetto apparentemente fuori dalle sue ordinarie attività. Oggi è difficile stabilire chi sia il turista. Le persone vogliono vivere esperienze e bisogna mettere in rete servizi diversi per poter accogliere bisogni individuali. Dobbiamo allargare lo sguardo e pensare in modo più fluido, cercando non concorrenze ma complementarietà”.

Secondo Rodolfo Lorenzini, presidente Sica Onlus, “è necessario costruire un’immagine sociale del cavallo nel turismo. Abbiamo il turismo verde, quello sostenibile, quello lento. Il primo è il grande contenitore. Facendo turismo verde possiamo incontrare persone, gastronomia, tradizioni e cultura del territorio e quindi il cavallo è molto importante, è una grande risorsa, ma ha bisogno di scelte politiche e di sostenibilità molto importanti. Dobbiamo pensare a un progetto che contribuisca al ripopolamento dei territori, al sostegno agli allevatori, al consolidamento di infrastrutture”.

“L’incontro con la rete d’impresa Final Furlong sull’equiturismo – ha dichiarato Cristina Martelli, segretario generale Camera di Commercio Toscana Nord Ovest – Ambito Terre di Pisa – è stato un estremamente proficuo e ci è sembrato un matrimonio facile, perché i loro obiettivi erano esattamente i nostri: sviluppare prodotti esperienziali basati sul concetto di natura, sulla vicinanza alla valorizzazione dell’ambiente e sul turismo all’aria aperta. Abbiamo provato a raccogliere tutti quegli operatori interessati a questa tipologia di progetto anche attraverso un roadshow, perché parlare di turismo equestre non basta il cavallo. Questi percorsi hanno bisogno di tutta una serie di servizi che al turista devono essere offerti, quindi ci vogliono investimenti, visione e formazione per gli operatori, che devono capire che ci può essere uno sviluppo”.

“Abbiamo un turismo emozionale – ha detto Giulia Parri, Pfm Società tra professionisti, retista Final Furlong – che a volte si ferma davanti a ostacoli obiettivamente superabili. Prendiamo la pista ciclabile, probabilmente non adatta al passaggio del cavallo, però non è un investimento che stravolge l’ambiente creare la striscia di bianca dove può passare l’animale, realizzabile anche all’interno dei parchi. Abbiamo regole che vanno rispettate ma molte soluzioni sono a portata di mano. Non dobbiamo fare niente di nuovo, bensì pianificare i recuperi e l’utilizzazione dell’esistente. Il percorso virtuoso è attivare un processo di partecipazione tra i soggetti pubblici e i privati”.

“Le nostre 33 razze fra asini e cavalli, di cui 27 gestite da Anareai come detentore del libro genealogico – ha spiegato Luca Marcora, presidente Anareai – Associazione nazionale allevatori razze equine e asinine italiane -, rappresentano un patrimonio unico al mondo. I cavalli italiani sono legati al territorio, frutto della storia, delle tradizioni di selezione, sono frugali, versatili, allevati allo stato semibrado e quindi conoscono l’orografia del terreno, non hanno paura dell’ambiente e sanno superare gli ostacoli naturali. È assurdo oggi in Italia siano allevati così pochi cavalli italiani, che sono perfetti per il turismo equestre. Conservare queste razze ex agricole vuol dire anche trovare dei spazi di mercato sui quali poterli vendere facendo avanzare questo settore anche nel solco della biodiversità”.

“Didattica, cultura, opportunità – ha raccontato Massimiliano Ermini, consulente Istituto Tecnico Agrario Ricasoli di Siena -. Nulla di quanto è stato detto oggi può esistere se alla base non c’è didattica. Il progetto, realizzato con Final Furlong, di portare il cavallo nelle scuole si è potuto concretizzare grazie alla sensibilità dei vertici dell’Istituto Agrario di Siena e della Rete Ita senza frontiere, che rappresenta una serie di istituti tecnici agrari sul territorio nazionale, che hanno accolto subito quest’idea. Oggi siamo al secondo anno e lo stiamo esportando negli altri istituti d’Italia con il nome “Il rapporto uomo-cavallo volano per nuove professioni”. Abbiamo strutturato un piano didattico attraverso il quale ragazzi fanno teoria e pratica sviluppando e analizzando tutti gli argomenti del mondo del cavallo. Vogliamo diffondere questo modo di introdurre il cavallo a studenti che un domani possano avere un’opportunità lavorativa concreta. Noi dobbiamo fare squadra culturale, alzare il tiro. Quale migliore investimento dei nostri ragazzi fin dalle scuole?”.

“Le piccole realtà sparse per il Paese – ha affermato Claudio Coratella, presidente Save a Horse Italia -, anche se eccellenze, sono limitate. Se guardiamo all’esperienza estera, troviamo una rete che potremmo definire autostradale di ippovie, dotata di servizi. Va pensato un sistema nel quale ci siano collegamenti, spazi programmabili di pause, punti di ristoro. Questo comporterebbe un aumento della domanda, perché gli stranieri, che pur in Italia con il loro cavallo vorrebbero venire, poi dirottano su altre destinazioni più attrezzate e sicure. Se creassimo un’infrastruttura che, magari attraverso un’app, consentisse la programmazione complessiva di un viaggio, avremmo un prodotto turistico competitivo e concrete garanzie di tutela e benessere per il cavallo”.

Secondo Federico Massimo Ceschin, presidente Simtur, “oggi città e campagna sono la sfida; abbiamo una densità abitativa nell’entroterra uguale a quella di Paesi coperti dal ghiaccio per la maggior parte del loro territorio. Purtroppo l’Italia, alle aree interne e a tutto ciò che è disconnesso dalle grandi città, non riserva grande attenzione in termini di mobilità e questo aspetto rende molto difficile sovvertire la logica di spopolamento e di abbandono. Dunque, dobbiamo rendere conveniente ciò che sappiamo essere giusto, ed ecco che il turismo equestre può essere una risposta. Da qui nasce la stretta collaborazione con Final Furlong. Questa è la sfida verticale che coinvolge le modalità di connessione dei territori per chi viaggia slow. Si sta molto riflettendo sul fatto di voler essere o meno un Paese a prevalente economia turistica e stiamo investiamo come percentuale di Pnrr nel turismo infinitamente meno di quanto fanno gli altri destinatari di fondi. Con l’Agenda 2030 e seguendo i 18 indicatori delle Nazioni Unite, con la mobilità dolce possiamo avvicinarci molto e il cavallo può essere il miglior ambasciatore possibile di una modalità di viaggio attenta”.

Maurizio Rosellini, presidente di Final Furlong, ha tratto le conclusioni della mattinata di lavori. “L’obiettivo, centratissimo, è stato creare un momento di condivisione insieme al Consiglio nazionale dell’economia e del lavoro e ad Asi, con i quali abbiamo condiviso questo percorso. Mi auguro che, con il supporto di Emilio Minunzio come consigliere Cnel, vicepresidente Associazioni sportive e sociali italiane e riferimento del ministero dell’Ambiente, sia possibile darsi appuntamento in questa prestigiosa sede tra un anno per fare un ulteriore passo avanti e arrivare tutti insieme il 14 maggio 2025 in piazza San Pietro. La rete d’impresa, attraverso Simtur e tutti i partner che collaborano con Final Furlong, crede fermamente in un progetto integrato. Oggi c’è quella maturità che, evidentemente, negli anni passati non era ancora stata raggiunta e una grande consapevolezza che intorno al mondo del cavallo si possano creare condizioni di sviluppo economico di qualità nel rispetto di Agenda 2030. Vogliamo essere a disposizione delle pubbliche amministrazioni, degli operatori del settore del turismo e della filiera ippica ed equestre per creare connessioni, progettualità, opportunità di crescita e formazione. È arrivato il momento di girare la chiave”.